https://www.margaret-durow.com

Margaret Durow e la fotografia come cura

di Elisa Heusch

Con mio enorme entusiasmo ho scoperto una giovane fotografa degna di nota, proveniente dal centro degli Stati Uniti e precisamente dal Wisconsin, terra ricca di suggestivi paesaggi che ella ama catturare. Nata nel 1989, Margaret Durow ha iniziato a fotografare durante l’adolescenza, immortalando le giornate che trascorreva con gli amici; con il passare degli anni la sua attenzione si è estesa a tutto ciò che la circondava, compresa lei stessa, diventata sempre più protagonista dei suoi scatti.

Se visitiamo il suo profilo Instagram o il suo sito

https://www.margaret-durow.com

possiamo notare come foto di tramonti, di paesaggi acquatici o di infiniti campi d’erba, si alternino a quelle del suo corpo fragile ma forte allo stesso tempo.

Margaret utilizza il mezzo fotografico per raccontare la sua storia personale e gli stati d’animo che prova, entrando in forte empatia con lo spettatore. 

Quando Margaret aveva solo 5 anni le è stato diagnosticato un tumore benigno alla spina dorsale, a causa del quale le numerose operazioni a cui si è dovuta sottoporre hanno segnato la sua esistenza e il suo corpo: oggi con coraggio e senza alcuna vergogna mostra al mondo le vistose cicatrici sulla sua pelle per raccontarci cosa prova sotto quelle stesse cicatrici. 

Utilizzando l’obiettivo fotografico Margaret esprime (ed imprime) i propri stati d’animo e noi non possiamo far altro che lasciarci trasportare dai suoi scatti, diventando testimoni della sua vita; è come se il suo corpo divenisse il nostro. I paesaggi che fotografa emanano una prevalente sensazione di profondo sollievo e di pace, in una sorta di connessione e compenetrazione tra mondo interiore e mondo esteriore.

Attraversando la sua ‘galleria virtuale’ assistiamo a montaggi di atmosfere e sensazioni che quasi chiunque ha avuto modo di provare nella propria vita: le vacanze al mare, le gocce d’acqua sulla schiena, l’inverno visto dietro ad una finestra, un viaggio in auto lungo strade sconosciute.

In un’intervista rilasciata per “Enquire” – magazine di design, fashion, musica, arte e fotografia – ella ha detto riguardo al suo atteggiamento verso la fotografia:

“Fotografo perché voglio che le cose che mi circondano, quelle che sono parte di me, abbiano significato. Le condivido perché voglio che significhino qualcosa anche per gli altri.

Il computer ha fatto nascere in me l’amore per la fotografia: avrei editato ogni cosa! Mi facevo le foto con la webcam e poi le stravolgevo, le modificavo con ogni tipo di effetto: se nella foto stavo starnutendo, allora mi scrivevo atchoo sopra la testa. Questo a 10 anni, a 14 invece ho preso la mia prima digitale e la portavo ovunque: fotografare i miei amici era la cosa più divertente del mondo. Poi è arrivato Flickr e ho iniziato a condividere i miei lavori, così con un pubblico a guardarli sentivo di dover fare di più, il bisogno di migliorarmi. Sono una persona calma, silenziosa: fotografare è il mio modo per dire come sto, senza doverlo dire.

Riporto sotto un’altra parte di intervista:

Credi che ci sia differenza nella percezione di chi guarda a seconda del modo in cui disponi e ordini le foto? Cioè il contesto è importante per creare una sensazione, una storia e le foto vivono due vite: una individuale e una creata dal collegamento con le altre?

E se togli una foto dal contesto in cui è scattata o pensata, cambierà anche il suo significato?
“Credo che il contesto sia sempre importante, sia nel caso di Flickr (dove utilizzo il fattore tempo per dare un ordine) o il mio sito (dove raggruppo in base al una sensazione/atmosfera).

Il loro contesto, la loro totalità rispetto alle altre si perde totalmente quando sono prese singolarmente. Forse credo questo perché quando vedo una foto che mi piace sento la necessità di osservare anche il resto della loro produzione prima di dare un giudizio, perché per me essere fotografo è più che scattare foto, è anche scegliere quali mostrare e come mostrarle.”

Spesso scatti all’aperto: cosa ti piace del paesaggio/natura americano – e poi, c’è una differenza esistenziale tra una foto fatta all’esterno o in interno (cambia il suo significato, è più o meno intima, più o meno epica)?
“Il fatto è che amo l’acqua, amo la luce. E ovviamente questi elementi si trovano molto più fuori che dentro. E poi gli interni sono molto costruiti, e le strutturazioni mi rendono nervosa.”

Nelle tue foto spesso le persone non guardano in camera. Che significato assume questa costante per te? È solo che le persone sono più naturali quando non sono osservate direttamente? E chi sono le persone nelle tue foto? Sembrano amici, amanti, ma allo stesso tempo sono chiunque, un fantasma, un personaggio di un libro.
“Nelle mie foto ci siamo soprattutto io e George, il mio migliore amico, il mio amante. Passo la maggior parte del tempo sola o con lui. Non sono a mio agio nel fotografare altre persone: non mi piace.

E sì quando non guardano in camera sono più naturali e quindi anche io mi sento meno a disagio a fotografarle.”

Scorrendo le immagini sul suo sito ho avuto la forte sensazione che questa giovane fotografa abbia la capacità di trovare e mostrare “lo straordinario nell’ordinario”, e che meriti di essere conosciuta e seguita.

Ammiro moltissimo il suo sapersi mettere a nudo di fronte all’obiettivo, e spero che possa essere per voi fonte di ispirazione e riflessione come lo è stata per me.

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